Convegno a Modena, «Piaga prostituzione, clienti da sanzionare” – GAZZETTA DI MODENA
L’associazione Papa Giovanni XXIII contro lo sfruttamento in un convegno a Modena. «Ogni sera in città 70 lucciole, tutte vittime della tratta»di Eleonora Degoli
MODENA. Sono adolescenti, sempre più giovani, vengono soprattutto dalla Nigeria. Invece di andare verso un futuro migliore, le ragazze migranti cadono vittima dei trafficanti e vengono vendute in quella tratta che fa del corpo una merce. Solo a Modena sono circa 70 le donne presenti in strada, con un forte turn over: significa che il loro numero effettivo è molto più alto. Circa il 60-70 per cento della prostituzione nella nostra città è legato allo sfruttamento.
Sono i dati raccolti da Irene Ciambezi, scrittrice e operatrice dell’associazione Comunità Papa Giovanni XXIII. Ieri a Palazzo Europa, un incontro con il parlamentare PD Edoardo Patriarca moderato dal giornalista Paolo Seghedoni ha avuto il fine di presentare il libro di Ciambezi, “Non siamo in vendita” e di affrontare il problema della tratta delle donne. «Pagine che non rasserenano, ma che mettono in moto, fanno venire voglia di agire»: queste le parole lasciate scritte dal Vescovo della diocesi di Modena Erio Castellucci, che non è potuto essere presente. Si è parlato di possibili soluzioni al problema dello sfruttamento delle donne, come la proposta di legge Bini, di cui Patriarca è firmatario. Si tratta di una proposta di modifica all’articolo 3 della Legge Merlin che andrebbe a colpire il cliente. Oltre alle storie delle ragazze sfruttate, Ciambezi ha fatto una ricerca proprio sul cliente che nutre l’ambiente della prostituzione.
«Quando c’è un rapporto commerciale – ha spiegato l’autrice – c’è chi paga la prestazione e questo implica due cose. Uno: tratta il corpo come merce. Due: al di là della posizione etica, acquistare prestazioni da una persona sfruttata significa far andare parte del provento, se non tutto, nelle mani dei trafficanti o delle mafie. Ciò che proponiamo è un cambiamento a livello legislativo che preveda la sanzione di chi acquista un corpo, ma non solo: un uomo non è l’errore che compie, ma l’errore si deve capire. Alla sanzione va quindi affiancato un socio-percorso riabilitativo del cliente». La questione di chi compra è problematizzata anche dalle richieste durante la prestazione. «Ci sono report nei reparti di malattie infettive – ha continuato Ciambezi – in cui gli uomini che hanno frequentato prostitute rientrano in una categoria a parte. Molti pagano per una prestazione senza protezioni. Questo mette a rischio la donna sfruttata, l’uomo stesso e la partner che lo sta aspettando a casa».
L’incontro si è svolto in occasione del Festival della Migrazione, ma l’autrice non si è fermata solo al problema dello sfruttamento dei migranti: «Il profilo del cliente non è diverso dagli offender online, – ha asserito – ovvero coloro che si mettono online per adescare le ragazzine. La prostituzione e la violenza di genere non sono fenomeni separati». Le migranti coinvolte nello sfruttamento sono in aumento. Don Oreste Benzi, il cui messaggio viene oggi portato avanti dall’associazione Papa Giovanni XXIII, nel 2003 insistette per parlare con il dittatore Gheddafi. Lo scopo era mettere un freno alla tratta di esseri umani che passava dalla Libia. «Dopo lo sbarco e l’arrivo nei centri di accoglienza, – ha affermato Patriarca – molte ragazze spariscono: vengono rapite per essere inserite nel business della prostituzione. Il progetto Bini non andrà avanti, perché finirà la legislatura. Spero però che le prossime legislazioni stabiliscano che comprare un corpo è reato».