Marie Merklinger è un’ex prostituta tedesca, una di quelle per cui si dice “lo faceva volontariamente”. Interverrà all’incontro di lunedì 6 febbraio come attivista di Space International, un’organizzazione internazionale che riunisce tante donne sopravvissute alla prostituzione. Vengono dalla Francia, dalla Danimarca, Regno Unito, Germania, Stati Uniti, Canada e chiedono che dappertutto venga implementato il “modello nordico” che prevede la punizione del cliente in quanto domanda in questo mercato inumano. Perché – raccontano – non esiste scelta di prostituirsi che sia libera e volontaria. Si autodefiniscono “sopravvissute”, quelle che sono scampate alla prostituzione, a una non-vita di squallore e abuso. Nella loro esperienza diretta la prostituzione è sempre e comunque forma di sfruttamento sessuale, una violenza dell’uomo contro la donna.
Marie vive in Germania, dove la prostituzione è stata legalizzata nel 2002. Le storie che racconta sul suo paese sono inaspettate, e fanno rabbrividire. Lei si è trovata a 40 anni in situazione di estrema fragilità economica, doveva mantenere le figlie, era disoccupata. Per cui ha pensato. “Inizio questo lavoro”. Dopo due anni aveva attacchi di panico, depressione, era dissociata con problemi psichiatrici. “Era una scelta lavorativa, eppure dovevo subire uomini di cui non sopportavo neppure l’odore che si servivano del mio corpo”. Nonostante la legge tedesca preveda dei programmi di uscita da questo “lavoro” nessuno l’ha aiutata quando ha smesso perché non ce la faceva più. Le hanno sbattuto la porta in faccia, rispondendo: “Non sei vittima di tratta, l’hai fatto volontariamente”. E seppur sia un lavoro, quando esci non hai diritto alla disoccupazione né all’assistenza sanitaria.
“In Germania c’è una situazione completamente fuori controllo” dice. L’unica differenza tra i modelli di legalizzazione della prostituzione e quello chiamato di “depenalizzazione” (che semplicemente significa che tutti gli aspetti della prostituzione sono totalmente depenalizzati e non regolati) è che sotto il regime di legalizzazione, le donne che lavorano nei vari bordelli devono pagare le tasse. L’idea dietro a questa politica era presumibilmente quella di permettere alle donne prostituite di avere accesso ai servizi sociali come la pensione e la sanità, ma in realtà nessuna delle donne che lavorano in Germania nel mercato del sesso ha veramente accesso a questi servizi.
Molte donne che sono invecchiate nella prostituzione vivono il resto della loro vita in povertà, mentre altre lavoreranno fino ad 80, perfino 90 anni. “Le fantasie degli uomini non hanno limiti – dice – se c’è la possibilità di comprare, qualcuno comprerà”. Qualsiasi donna può essere mercificata e feticizzata. Perfino le donne in stato interessante sono adesso offerte per gang bang in Germania e senza l’uso del preservativo. “Uno degli ultimi casi in carico a Space International riguarda una ragazzina di 19 anni incinta di 7 mesi. Hanno organizzato una festa, quelle di fine liceo. Erano, tanti, uno stupro di gruppo lo definirei. La polizia tedesca ha detto che non si può fare nulla, c’è il consenso presunto perché quello è il suo lavoro ”.
Merklinger dice che ci sono circa 400.000 donne prostituite in Germania. I bordelli, spiega, sono gestiti come hotel, così le donne devono consegnare la maggioranza dei propri guadagni ai proprietari, come affitto. Circa il 90% di queste donne viene da popolazioni emarginate dell’Europa dell’Est, come le rumene, e non possono denunciare le violenze che subiscono alla polizia perché resterebbero senzatetto e senza lavoro. In ogni caso la polizia non può fare molto, perché quello che accade nei bordelli è legale, inclusa la tariffa forfettaria, dove le donne devono servire fino a 60 uomini al giorno, una cosa per cui le donne finiscono spesso in ospedale a causa delle ferite inflitte. Le ragazze vivono lì dentro, nella stessa stanza dove hanno 50 rapporti sessuali al giorno dormono, fanno colazione, consumano i pasti. Perlopiù sono vittime di tratta, che non è diminuita con la legalizzazione, anzi! I papponi comprano loro perfino i vestiti, per mesi le ragazze non escono da quelle stanze.
È una condizione che non colpisce solo le persone prostituite. Gli uomini in Germania semplicemente non rispettano le donne: né le mogli, né le donne che pagano per il sesso. “Tutto ha a che vedere con la sessualità e la domanda degli uomini, tutto soggiace ai loro bisogni e alle loro depravazioni. Ammettere e legalizzare la prostituzione rovina una società intera”.
“L’unica soluzione – dice – è il modello nordico. Queste donne hanno bisogno di vere alternative. E le donne dappertutto meritano rispetto, non di essere trattate come il ricettacolo dell’abuso maschile”.
(c.z.)
Data 3 Febbraio 2017 – Fonte Il Ponte
La Comunità Papa Giovanni XXIII in 25 anni di attività di contrasto alla tratta, ha liberato circa 5000 persone, operando attraverso le Unità di strada attive in 12 Regioni. Considerando le persone aiutate anche attraverso la preziosa collaborazione con altri enti ed associazioni, il numero di donne assistite in questi anni sale ad almeno 7000.
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