Costrette a prostituirsi per ripagare un debito da 35mila euro
I dati dell’Unità di strada: il 60% delle ragazze sfruttate sono cittadine nigeriane richiedenti asilo. L’8 febbraio tavola rotonda e fiaccolata
I dati dell’Unità di strada: il 60% delle ragazze sfruttate sono cittadine nigeriane richiedenti asilo. L’8 febbraio tavola rotonda e fiaccolata
Un debito dai 20mila ai 35mila euro e per questo costrette a ripagarlo prostituendosi in strada. È uno scorcio della triste fotografia dello sfruttamento sessuale a Ferrara scattata dall’Unità di strada della Comunità Papa Giovanni XXIII.
Ma c’è dell’altro: tra le 50 presenze registrate il sabato e la domenica notte negli ultimi cinque mesi, il 60% è composto da ragazze nigeriane, tutte richiedenti asilo, mentre le restanti sono cittadine rumene e – si tratta di un fenomeno ‘di ritorno’ – albanesi. Negli ultimi cinque mesi, il turn over di giovani potenziali vittime di tratta è sempre più alto e si evidenzia in modo particolare nella zona Gad e nella zona sud della città. Su 645 contatti effettuati per circa tre weekend al mese nel 2016, la metà è stata con ragazze ‘nuove’.
Dati allarmanti, che fanno solo da contorno a un fenomeno che – sempre stando a quanto rilevato dalle Unità di strada – in Italia è in aumento “anche a seguito del 300% in più di arrivi sulle nostre coste di donne e minori profughi, a rischio di essere assorbiti nei circuiti dello sfruttamento della prostituzione come riscontrato dall’Oim. In particolare, l’allarme riguarda il fenomeno della tratta di adolescenti provenienti per lo più da Nigeria e Romania, adescate nei paesi di origine e/o nei paesi di transito”.
“Vengono adescate per arrivare nelle nostre coste – spiega a Estense.com Irene Ciambezi, referente di Ferrara del servizio anti-tratta dell’Associazione Papa Giovanni XXIII -, ci sono intermediari che le accompagnano, hanno sempre un telefono da contattare e persone che hanno già a disposizione appartamenti e postazioni. È difficile verificare come vengono ripagati i debiti – spiega ancora Ciambezi – ma di solito ci sono delle donne, le maman, nei luoghi d’origine che ricevono i soldi, ma anche pastori delle chiese pentecostali che fanno da intermediari. Si tratta di una criminalità organizzata, molto radicata con le nostre mafie“.
Altro dato che colpisce, ma non è l’unico, è l’età: “La maggior parte delle ragazze ha tra i 17 e i 20 anni – afferma Ciambezi -. Dai colloqui capiamo che alcune sono minorenni, prima di Natale ad esempio abbiamo accolto una ragazza che stava in strada da quando aveva 17 anni. Ma tutte rispondono che ne hanno 20, perché così vengono istruite”. Questo porta a problemi di carattere psicologico non indifferenti: “Abbiamo un problema enorme con le denunce, perché le donne che arrivano dalla Nigeria attraversano la rotta libica dove, da minorenni, vengono addestrate alla prostituzione con stupri di gruppo e in condizioni di vita, igiene e salute pessime. Sono vittime di tratta, tortura e sfruttamento“.
Sfruttamento da parte degli aguzzini, ma in cui il ruolo dei clienti non è affatto secondario: “A Ferrara c’è un modello di cliente che richiede sesso senza protezioni ed è un fenomeno in crescita da almeno due anni“. Un problema legato anche alla trasmissione delle malattie veneree, “e ancora più importante perché molti clienti hanno una partner”.
Ma non solo, pur se è difficile darne contezza perché spesso mancano le denunce e dunque i numeri, le ragazze subiscono molto di peggio: “Parliamo di stupri di gruppo – prosegue Ciambezi -, anche con riprese con il cellulare e altri fenomeni di violenza che sono anche legati alla nazionalità dei clienti, alcuni poi le derubano. In più è problematico dire no ai clienti, alcuni dei quali si presentano anche con la propria partner o vivono una situazione patologica di sesso-dipendenza”. Per questo la proposta di legge avanzata dalla Comunità vuole punire i clienti: “Non per una questione di moralità o di ‘cristianità’ – specifica Ciambezi -, ma perché servono misure deterrenti anche per proporre loro un percorso socio-riabilitativo che oggi non riusciamo a impostare. È una proposta sul modello nord-europeo, ma in Italia non riusciamo a unire le forze femministe su un singolo punto: il corpo delle donne non si acquista. Noi non verifichiamo nulla di quello che si dice sulle sex workers: non c’è nessuna autodeterminazione”.
Molte donne poi cercano un rifugio altrove nella loro mente: “È frequente l’abuso di alcool ci racconta ancora Ciambezi – che viene usato per ‘staccarsi’ a livello psicologico, come si fa d’altronde a rimanere in strada dalle 9 alle 2 di notte? Ci sono donne che hanno 10-15 rapporti in una notte. Ma ci sono anche casi di ragazze che assumono marijuana”. Molto meno marcato il fenomeno della tossicodipendenza: “In Gad ci fu un periodo in cui alcune ragazze italiane tossicodipendenti si prostituivano ma ora non ci sono più”.
Di tutto questo si parlerà l’8 febbraio all’evento intitolato “Questo è il mio corpo! Ferrara per le vittime di tratta e sfruttamento sessuale”, promosso nella Giornata internazionale di preghiera e riflessione contro la tratta di esseri umani da Comunità Papa Giovanni XXIII, parrocchia di Sant’Agostino e una serie di associazioni tra cui Caritas, Viale K, Emmaus Italia impegnate a Ferrara nell’accoglienza dei migranti. Saranno presenti anche il sindaco di Ferrara Tiziano Tagliani, l’arcivescovo Luigi Negri e il vicepresidente della Comunità Papa Giovanni XXIII Primo Lazzari
Sollecitata da diversi cittadini del territorio di via Bologna e in particolare dal parroco di Sant’Agostino don Michele Zecchin, la Comunità ha promosso l’8 febbraio alle ore 20.45 in via Torboli 15, la Tavola rotonda “Sfruttamento sessuale: voci a confronto”, moderata dalla giornalista e scrittrice Camilla Ghedini, che ha firmato la prefazione e due racconti dell’antologia “Il mestiere più antico del mondo?” di recente pubblicazione per Elliot. Interverrà, oltre alla dirigente dell’Ufficio immigrazione Michelina Pignataro e all’assessore ai Servizi alla persona Chiara Sapigni, anche Laila Simoncelli, avvocato della Comunità Papa Giovanni XXIII esperta di tratta di esseri umani, diritto internazionale e dell’immigrazione, negli anni ’90 impegnata in ex Jugoslavia al fianco delle vittime del conflitto, successivamente in India e Africa a favore della tutela delle donne e dell’infanzia. Seguirà una fiaccolata lungo le vie del quartiere per non dimenticare chi, all’interno del crescente flusso di profughi, è maggiormente a rischio ovvero donne e minori vulnerabili, facili prede di sfruttatori. La fiaccolata si concluderà con una veglia di preghiera nella Chiesa di Sant’Agostino dove verranno ricordate le vittime di tratta, in particolare minorenni.
Data 9 Febbraio 2017 – Fonte estense.com
La Comunità Papa Giovanni XXIII in 25 anni di attività di contrasto alla tratta, ha liberato circa 5000 persone, operando attraverso le Unità di strada attive in 12 Regioni. Considerando le persone aiutate anche attraverso la preziosa collaborazione con altri enti ed associazioni, il numero di donne assistite in questi anni sale ad almeno 7000.