PROSTITUZIONE, DA LUNEDÌ ORDINANZA IN VIGORE. AMMINISTRAZIONE: CONSAPEVOLI DEL RISCHIO – newsrimini
Se qualcuno ha già parlato di un’ordinanza inevitabilmente destinata ancora una volta a cadere al primo ricorso, l’Amministrazione Comunale parla di un “rischio calcolato”. Anche perché, ricordano da palazzo Garampi, se non sono gli Enti locali ad esporsi in prima linea contro la prostituzione, altre armi nella legislazione italiana non ce ne sono. E’ con queste premesse che l’Amministrazione Comunale di Rimini ricorda l’entrata in vigore della nuova ordinanza contro la prostituzione.
Da lunedì 11 dicembre diventa ufficialmente operativa, sino al 30 aprile 2018, l’ordinanza contingibile e urgente che fa divieto a chiunque
di porre in essere comportamenti diretti in modo non equivoco a chiedere o accettare prestazioni sessuali a pagamento.
L’atto fa seguito alle disposizioni precedenti che il Comune di Rimini predispone per prevenire e contrastare l’insorgere e il perdurare del fenomeno criminoso dello sfruttamento della prostituzione, e della tratta di persone.
Il divieto ha validità su una serie di zone del territorio comunale dove il fenomeno si manifesta con una maggiore recrudescenza, che l’ordinanza
individua in Viale Regina Elena, Viale Regina Margherita, Viale Principe di Piemonte, Via Cavalieri di Vittorio Veneto, Via Losanna, Via Guglielmo Marconi, Via Novara, Via Macanno, Via Casalecchio, Via Fantoni, Via Emilia Vecchia, Via XIII settembre, Viale Matteotti, Via dei Mille, Via Tolemaide; su tutta la Strada Statale ”S.S. 16”- compresa tra il confine con il Comune di Bellaria-Igea Marina e il Comune di Riccione; in Piazzale Cesare Battisti, Via Savonarola, Via Mameli, Via Ravegnani, Via Graziani, Via Dardanelli, Piazzale Carso, Via Principe Amedeo; Via Varisco, in Viale Eritrea, nonché nelle aree adiacenti alle suddette strade o in prossimità delle aree di intersezione con le stesse vie elencate.
La violazione di quanto disposto dall’ordinanza – ricorda l’Amministrazione – sarà perseguita ai sensi dell’art. 650 del Codice Penale con l’arresto fino a tre mesi o con l’ammenda fino a 206 euro, fatto salvo che la condotta non configuri un più grave reato.
L’ordinanza dispone anche che qualunque fatto o atto ritenuto rilevante ai fini fiscali, riscontrato dall’agente accertatore nei confronti di chicchessia, nell’ambito dell’attività di controllo e di accertamento sarà portato a conoscenza all’Agenzia delle Entrate, nonché al Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Rimini, al fine di consentire la valutazione, da parte di tali organi, in merito agli accertamenti fiscali di competenza.
Questa la dichiarazione trasmessa oggi a nome dell’Amministrazione Comunale:
“La prostituzione è sfruttamento degli esseri umani e crea anche evidenti problematiche in termini di ordine pubblico e degrado giustamente contestate
dai residenti e dalle istituzioni locali – è il commento dell’amministrazione comunale di Rimini -. Come noto, questa è un’ordinanza di contrasto di nuova generazione, ispirata a quella adottata nei mesi scorsi dal Comune di Firenze, e che fonda le sue ragioni intorno alla piaga dello sfruttamento della persona, andando a punire quindi gli sfruttatori ‘a monte’ e a ‘a valle’. Il Comune di Rimini ha intrapreso questo passo con determinazione e a ragion veduta: perché se è
vero che in un vuoto legislativo e nelle contraddizioni delle leggi, gli atti degli Enti locali spesso corrono il rischio di rimanere vuoti oppure di cadere al primo ricorso, è altrettanto vero che sono gli stessi Enti locali a combattere in prima linea una battaglia quotidiana contro un fenomeno vergognoso e aberrante, dovendosi creare da soli le ‘armi’. Il rischio è dunque calcolato, preso peraltro sulla scorta delle esperienze degli anni precedenti che già avevano visto il Comune di Rimini adottare provvedimenti contingibili e urgenti. I controlli che da lunedì in poi metteranno in atto gli agenti della Polizia municipale avranno in questo nuovo strumento un impatto e una forza superiori. Perché non possiamo arrenderci all’indifferenza o alla passività del ‘tanto non si può fare nulla’”.
Maurizio Ceccarini