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Una catena umana nella lotta contro la prostituzione – TRC.TV

E’ stata organizzata dalla comunità Papa Giovanni 23esimo alla Bruciata, uno dei luoghi simbolo per la prostituzione a Modena

Milioni di donne in tutto il mondo vendute, minacciate, costrette alla schiavitù del sesso. Centinaia di migliaia in tutta Italia. La mappa della prostituzione a Modena ha confini storici, la Bruciata è un luogo simbolo e proprio lì si è formata una catena umana per dire basta alla tratta degli essere umani e al racket della prostituzione. Contro il fenomeno si impegnano associazioni come la Comunità Papa Giovanni 23esimo, che ha strappato dal marciapiede oltre 7000 ragazze, e le forze dell’ordine con indagini e arresti.

 

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Prostituzione: per i clienti scatta l’arresto – Il Ponte, Rimini


Prostituzione: per i clienti scatta l’arresto Il prossimo 11 dicembre scatterà l’ordinanza comunale che prevede anche la segnalazione all’Agenzia delle Entrate e alla Guardia di Finanza Ramonda (Papa Giovanni): “In Italia finalmente si sta tracciando una nuova linea per liberare queste povere schiave”. Al via una campagna ad hoc Rmini prova a liberarsi dalla cultura della prostituzione e dalla piaga vergognosa dello sfruttamento: mano pesante contro i clienti. Pubblicata da pochi giorni sull’Albo pretorio del Comune’ i Rimini l’ordinanza urgente per prevenire e contrastare lo sfruttamento della prostituzione sulla pubblica via, firmata dal sindaco Andrea Gnassi. In vigore dall’Il ‘ dicembre 2017 e fino al 30 aprile 2018, prevede l’arresto del cliente (o ammenda fino a 206 euro, fatto salvo che la condotta non configuri un reato più grave) e la segnalazione all’agenzia delle Entrate e alla Guardia di Finanza. L’ordinanza è sulla falsa riga di quella di Firenze e segue una precedente ordinanza sindacale del 2014 che aveva già portato ad un migliaio di contravvenzioni a clienti e prostitute. Anche il Vescovo di Rimini mons. Francesco Lambiasi di recente aveva chiesto un intervento incisivo da parte dell’Amministrazione comunale per arginare la terribile realtà di tante ragazze costrette a prostituirsi in strada. Nell’occasione mons. Lambiasi aveva proposto di cambiare il vocabolario: “Non sono prostitute, ma sono state prostituite”. Il divieto ha validità nelle zone dove è più presente il fenomeno, tra i lungomari e la Statale ma non solo, e va a punire quindi gli sfruttatori «a monte» e a «a valle». “In assenza di certezze da parte dello Stato commentano dal Comune crediamo indispensabile, cercare di attivare anche come Comune qualsiasi strumento contro un fenomeno odioso, caratterizzato peraltro da mille addentellati e altrettanti impatti negativi sulle città e i luoghi della quotidianità”. Anche il presidente della Papa Giovanni XXIII, Giovanni Paolo Ramonda, applaude all’iniziativa. “Da Firenze a Rimini in Italia si sta tracciando una nuova linea: contrastare la schiavitù della prostituzione tramite la sanzione dei clienti del sesso. Stiamo assistendo al cambiamento di un paradigma culturale: il riconoscimento della corresponsabilità del cliente che sfrutta la condizione di vulnerabilità della donna. A 10 anni della morte di don Oreste Benzi, il sacerdote che per primo in Italia ha combattuto la cultura della prostituzione, è giunto il tempo di fermare in Italia questa schiavitù moderna”. La Comunità Papa Giovanni XXIII promuove, insieme ad un cartello di associazioni, l’iniziativa «Questo è il mio corpo», campagna di liberazione per le vittime della tratta e della prostituzione. La proposta, ispirata al modello nordico, ha l’obiettivo di ridurre sensibilmente il fenomeno colpendo la domanda e multando i clienti delle prostitute. Sull’ordinanza esprime soddisfazione il consigliere comunale di «Rimini Attiva» Kristian Gianfreda. “Ritengo questa campagna un gesto di civiltà, di umana attenzione verso quelle ragazze che ogni notte vediamo sulle strade di Rimini. Una risposta concreta a quell’ingiustizia grave, a quella violenza che si ripete quotidianamente su ragazze giovani, a volte minorenni, che non hanno scelto quella vita. I clienti foraggiano un mercato che rende schiavi degli essere umani, è giusto contrastare questo mercato. Le questioni etico-morali c’entrano poco: è la vita di centinaia di ragazze che viene indelebilmente marchiata dalle notti passate sulle strade sotto casa nostra”. Gianfreda lancia poi un appello: alla città, alle associazioni, ai comitati turistici, ai politici e soprattutto alle altre forze di polizia, perché la polizia Municipale da sola non basta: “Non lasciamo cadere nel vuoto questo primo passo, proviamoci seriamente, liberiamo le strade di Rimini dalla prostituzione”. Paolo Guiduicci

Regione, cade il tabù I dem e le prostitute «Clienti fuorilegge» – Corriere di Bologna

Regione, cade il tabù I dem e le prostitute «Clienti fuorilegge» di Marco Marozzi a pagina 7 Quell’asse tra realtà cattoliche e renziani che punta a multare i clienti delle prostitute In Viale Aldo Moro la proposta di Paruolo. Il partito è diviso, ma Calvano: «Può essere un deterrente» Multare i clienti delle prostitute è renziano? Addirittura è di destra? «No, piuttosto la nostra ordinanza su questa misura è di sinistra», tuona Dario Nardella, sindaco di Firenze, successore-sodale di Matteo Renzi. Eppure a Bologna pur senza apparentemente accorgersene i renziani sono favorevoli alle sanzioni, gli antirenziani no. Riproponendo il contrasto fra pragmatismo che dagli avversari può essere accusato di cinismo, destrismo e il super riformismo che può essere criticato come inconcludente, parolaio. In realtà l’argomento ha avvicinato settori consistenti di Pd e il mondo cattolico. Fino a toccare per ragioni varie il Vaticano, dice Giulia Garofalo Geymonat, docente di Filosofia alla Ca’ Foscari e autrice del Mulino. Adesso la catena cerca di allargarsi in Emilia-Romagna. Un esempio arriva oggi a Modena, con un convegno e una «catena umana» organizzata in serata in strada alla Bruciata, luogo di prostituzione, dall’Associazione Giovanni XXIII. Quella fondata decenni fa a Rimini da don Oreste Benzi, il prete che raccoglieva e dava accoglienza a ragazze di strada, migranti, emarginati di ogni tipo. 11 suo successore laico, Giovanni Paolo Ramonda, piemontese di Cuneo, dodici figli, nove adottati, in questa catena di Sant’Antonio politico-religioso-solidaristica ha benedetto invece la scelta di Giuseppe Paruolo, consigliere regionale del Pd, renziano (in una corrente a livello locale divisa) e cattolico, di raccogliere un ventina di colleghi di partito in Regione per presentare una risoluzione che multi i clienti delle prostitute. «Siamo grati all’Emilia-Romagna dice Ramonda dopo il Comune di Firenze e Rimini, ora è una Regione a indicare la strada: il cliente è responsabile. La nostra speranza è che sia di esempio per tutti i sindaci e governatori». Il presidente della Giovanni XXII dà per approvata la risoluzione, in verità tutto è ancora da decidere in Viale Aldo Moro. In Parlamento, ricorda Paruolo, c’è già una proposta di legge che introduce la punibilità per i clienti, ma è ferma e non vedrà la luce in questa legislatura. 11 suo, spiega il consigliere regionale dem, è «un segnale che può essere dato come Regione». «Liberiamo le donne. Fermiamo i clienti», si chiama l’iniziativa di oggi a Modena. Nel Pd però non tutti la pensano alla stesso modo. Plaude alle multe la senatrice renziana Francesca Puglisi, presidente della commissione parlamentare di inchiesta sul femminicidio. «L’onorevole Caterina Bini alla Camera e la sottoscritta, al Senato, siamo prime firmatarie di una proposta di legge che va in questa direzione. Ma i sindaci possono già fare qualcosa». Un altro senatore bolognese, l’antirenziano Sergio Lo Giudice, storico leader del movimento gay bolognese, fa invece il pollice verso. «La sanzione è inefficace e, a conti fatti, sbagliata. Serve una nuova regolamentazione che faccia emergere dall’ombra, mettendo quindi in condizioni di sicurezza, l’attività di chi, donOggi in piazza A Modena l’iniziativa dell’associazione Giovanni XXIII contro i clienti ne e uomini, esercita la prostituzione in modo realmente volontario». Culture diverse si affrontano, in uno scontro di decenni: a sessant’anni (nel 2018) dalle legge della socialista Merlin che proibì le case chiuse, a dieci dalla morte di don Benzi, a dieci dalla nascita del Pd, a uno dalla caduta del governo Renzi. Un partito trasversale alla prese con l’Italia delle notte. A Rimini un sindaco-leader come Andrea Gnassi si vanta di multe da 400 a lame euro. Dalla Svezia (1999) la misura si è allargata a Norvegia, Finlandia, Islanda e Francia. E in Emilia-Romagna? «Può essere un deterrente. Certo non definitivo dice il segretario regionale Pd, Paolo Calvano – e da unire a misure più vaste». Marco Marozzi RIPRODUZIONE RISERVATA Di notte Una prostituta sulle strade della città: per arginare il fenomeno in Regione il Pd chiede di multare i clienti 99 Puglisi Ho firmato una proposta di legge così, mai sindaci possono già far qualcosa 99 Lo Giudice La sanzione è inefficace e sbagliata, serve una nuova regolamentazione

ORDINANZA ANTIPROSTITUZIONE. CARCERE PER IL CLIENTE E SEGNALAZIONE AL FISCO – NewsRimini – 20/11/2017

E’ stata pubblicata pochi minuti fa sull’Albo pretorio del Comune di Rimini l’ordinanza contingibile ed urgente per prevenire e contrastare lo sfruttamento della prostituzione sulla pubblica via, firmata dal sindaco. La nuova ordinanza, in vigore dall’11 Dicembre 2017 e fino al 30 Aprile 2018, prevede l’arresto del cliente, fino a tre mesi, e la segnalazione all’agenzia delle Entrate e alla Guardia di Finanza. L’ordinanza è sulla falsa riga di quella di Firenze.

A gran voce, anche il Vescovo Francesco, in occasione dell’incontro con le autorità avvenuto a San Gaudenzo, aveva chiesto un intervento incisivo da parte dell’amministrazione per arginare la terribile realtà di tante ragazze costrette a prostituirsi in strada.

L’ordinanza prevede che è fatto divieto a chiunque di porre in essere comportamenti diretti in modo non equivoco a chiedere o accettare prestazioni sessuali a pagamento. Il divieto ha validità nelle zone dove è più presente il fenomeno, tra i lungomari e la statale ma non solo. Nello specifico: in Viale Regina Elena, Viale Regina Margherita, Viale Principe di Piemonte, Via Cavalieri di Vittorio Veneto, Via Losanna, Via Guglielmo Marconi, Via Novara, Via Macanno, Via Casalecchio, Via Fantoni, Via Emilia Vecchia, Via XIII settembre, Viale Matteotti, Via dei Mille, Via Tolemaide; su tutta la Strada Statale ”S.S. 16”- compresa tra il confine con il Comune di Bellaria-Igea Marina e il Comune di Riccione; in Piazzale Cesare Battisti, Via Savonarola, Via Mameli, Via Ravegnani, Via Graziani, Via Dardanelli, Piazzale Carso, Via Principe Amedeo; Via Varisco, in Viale Eritrea, nonche nelle aree adiacenti alle suddette strade o in prossimità delle aree di intersezione con le stesse vie elencate.

La violazione di quanto disposto dall’ordinanza sarà perseguita ai sensi dell’art. 650 del Codice Penale con l’arresto fino a tre mesi o con l’ammenda fino a 206 euro, fatto salvo che la condotta non configuri un più grave reato.

L’ordinanza dispone anche che qualunque fatto o atto ritenuto rilevante ai fini fiscali, riscontrato dall’agente accertatore, nell’ambito dell’attività di controllo e di accertamento sarà portato a conoscenza all’Agenzia delle Entrate, nonché al Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Rimini, al fine di consentire la valutazione, da parte di tali organi, in merito agli accertamenti fiscali di competenza.

Redazione Newsrimini

Corriere.it «Come sono finita sul marciapiede (e come mi sono salvata)»: la storia di Rachel Moran, ex prostituta

“Come sei finita sul marciapiede?». E’ la prima domanda (ed è sempre la stessa) che la gente rivolge alle donne prostitute o ex prostitute. Succede anche a Rachel Moran, 41enne irlandese autrice del libro «Stupro a pagamento (la verità sulla prostituzione)», pubblicato due anni fa all’estero e arrivato ora in Italia, edito dalla casa editrice Round Robin. Moran è una giornalista affermata, una scrittrice, un’attivista per i diritti delle donne che subiscono la tratta. E’ anche un’ex prostituta: a 15 anni è finita sul marciapiede ed è riuscita ad uscirne solo a 22, grazie all’aiuto di una parente. Questi sette anni sono il cuore del libro, che è sia un’autobiografia che un saggio sulla prostituzione. «L’ho scritto per due ragioni – racconta al Corriere della Sera – volevo raccontare la verità ma anche rispondere ai tanti luoghi comuni che la società ha su questo tema». Non è stato semplice, lo scrive nel libro e lo conferma a voce: per concluderlo ci ha messo dieci anni.
La proposta

Non è facile, per cominciare, rispondere alla domanda iniziale. Sulla strada è finita perché il suo ragazzo dell’epoca glielo ha proposto e lei ha accettato. Ma c’è una catena di eventi, cominciata molto prima, che l’ha portata a dire sì. E’ cominciata alla sua nascita: Moran è nata e cresciuta in una famiglia in cui entrambi i genitori avevano problemi psichiatrici (la mamma era considerata schizofrenica, il papà soffriva di attacchi maniacodepressivi). Sia lei che i suoi fratelli e sorelle si sono sempre considerati al di fuori della sfera della normalità, in un certo senso separati dal mondo reale. Dopo il suicidio di suo padre, la giovane (all’epoca 14enne) iniziò a litigare con la madre che la sbattè fuori di casa. Iniziò così a girare tra ostelli e centri per i senzatetto. Ma anche fra panchine, parchi, cespugli, bagni dei locali: ovunque potesse dormire, anche solo per poche decine di minuti.

Sul marciapiede

Così arriviamo a quel «sì»: era l’agosto del 1991, Moran aveva 15 anni e dormiva con il suo ragazzo (con il quale stava insieme da meno di una settimana: 21 anni, senzatetto anche lui) nella casa di uno degli amici di lui a pochi minuti di strada da Benburb Street, una via di Dublino dove esercitavano le prostitute. Lui le ha proposto di iniziare a prostituirsi e lei, come scrive nel libro, pensò di essere «abbastanza forte da riuscirci: metterebbe fine al girovagare, al non sapere mai dove coricarmi, alla bramosia costante per quel poco di cibo o per una sigaretta». Nel giro di un’ora era già sul marciapiede, di ritorno dal suo primo cliente.

Gli stereotipi da abbattere

E’ stata obbligata a farlo? No. Però – come scrive lei stessa – il concetto di «adulti consenzienti» (uno degli stereotipi che molti ancora hanno sul tema della prostituzione) è un controsenso: «Non è possibile dare il primo consenso a uno stile di vita che non comprendi. In secondo luogo, molto delle donne prostituite non sono adulte». Capitolo dopo capitolo, Moran ne smantella molti altri: il mito della prostituta d’alto bordo che sarebbe più simile ad una cortigiana che a una prostituta di strada, quello della «puttana felice» che ha scelto lei stessa di diventarlo, quello del piacere sessuale (che si prova sì, ammette, ma «una volta ogni morte di papa»), quello del potere che la prostituta riuscirebbe a esercitare sui suoi clienti. Cliché che, se ancora esistono, è perché «purtroppo siamo inclini a credere a cose che sappiamo benissimo non essere vere. Sono sicura che gli stessi attivisti che si battono a favore di quelle che definiscono «lavoratrici del sesso» non vorrebbero vedere le loro compagne, madri o figlie nei bordelli», argomenta Moran oggi. E ribadisce: «Per me dire che la prostituzione è liberazione è un controsenso: è invece, ricordiamolo, una forma di sfruttamento».

Il rischio della «glamourizzazione»

La scrittrice, nel suo libro, non nasconde nulla. Racconta di quando, alle quattro del mattina, era ancora sulla strada e il suo corpo veniva usato ogni notte da un numero compreso tra i sei e i dodici uomini. Di quando si è trovata oggetto di foto pornografiche, di quando si è spostata dalla strada ai bordelli a quando è finita a fare la escort. Della sua esperienza da spogliarellista: di come non sia «una specie di divertimento innocuo» perché «non è né divertente né innocuo quando il cuore ti batte all’impazzata in mezzo a una folla di 50 o 60 uomini ubriachi, che sbraitano tutti volgarità e oscenità, mentre tu sei lì a sfilarti di dosso gli unici strati esistenti che ti separano da loro – i tuoi vestiti». Il problema, sostiene nel libro e ribadisce al Corriere della Sera, è proprio questo: la tentazione di dare una patina elegante e raffinata a ciò che ha a che fare con la prostituzione. «Letteratura e cinema spesso presentano la prostituzione come un fenomeno glamour. Un esempio? Il film «Pretty Woman». E’ una tendenza pericolosa in un mondo in cui, invece, dovremmo combattere per sradicare questo mercato, anche e soprattutto dal punto di vista legislativo».

Le leggi per combattere la prostituzione

Per lei il modello giusto è quello nordico: votato in Svezia nel 1999 e adottato negli anni successivi anche da altri Paesi (dalla Francia all’Irlanda passando per il Canada), punisce i clienti e non le prostitute. L’unico modo, secondo lei, di diminuire la domanda e quindi di arginare e abbattere il fenomeno. Lo sostiene ricordando la sua stessa esperienza e la Legge contro la violenza sessuale del 1993. Che invece le ha cambiato la vita in peggio: la normativa criminalizzò l’adescamento e cioè, come scrive, «solo una delle due parti in causa nella prostituzione: le passeggiatrici. Colpiva le prostitute di strada e soltanto loro. Questo ebbe l’ovvia (e penso voluta) conseguenza di condurre la prostituzione nei luoghi chiusi». Per combattere e sradicare il fenomeno, però, colpire la domanda (anziché l’offerta) non basta. Secondo Moran la cosa più importante da fare nella lotta contro la prostituzione «è nominarla. E quindi educare i giovani, sia i maschi che le femmine, a capire cos’è e a riconoscerla senza banalizzarla: è un fenomeno di oppressione e devono esserne ben consapevoli». Poi, più in generale, occorre trovare promuovere politiche che smantellino «gli stereotipi di genere, a cominciare da quello per cui è normale che un uomo domini una donna». Che si tratti di un pappone, di uno schiavo, ma anche di un ragazzo che dopo nemmeno una settimana di relazione ti propone di accompagnarti sul marciapiede.

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Non più “una voce nel deserto” – Interris.it

È di fondamentale importanza la sentenza con cui la Corte di Cassazione ha confermato il riconoscimento della Comunità Papa Giovanni XXIII come parte civile lesa in un processo per tratta di esseri umani. Si tratta di una conferma delle sentenze di condanna dei due gradi precedenti, come stabilito dalla Corte di Assise di Frosinone.

L’importanza risiede nel fatto che da oggi nel nostro ordinamento viene riconosciuta una comunità o un’associazione come parte lesa. Un evento che testimonia che siamo in uno stato di diritto, nel quale un gruppo di cittadini può schierarsi fattivamente dalla parte dei più poveri, degli sfruttati, degli schiavizzati e dar loro voce. Non più una “voce nel deserto”, dunque, ma una voce che viene recepita dalle istituzioni e diventa norma.

Ritengo incoraggiante che questa sentenza della Suprema Corte arrivi proprio in un momento in cui si sta diffondendo a macchia d’olio la nostra campagna Questo è il mio Corpo. Proprio ieri il progetto è stato rilanciato nel corso del Convegno Cisl di Brescia, durante il quale è stato particolarmente toccante ed efficace l’intervento di don Aldo Buonaiuto.

La Cisl, fin dal suo Congresso Confederale del giugno scorso, ha deciso di sposare l’iniziativa e la risposta è stata molto forte. Ma anche altre associazioni, laiche e cattoliche, stanno prendendo coscienza del dramma della tratta e della necessità di stroncare questo turpe fenomeno proponendo ai loro aderenti di firmare la nostra petizione.

Questo diffuso sostegno alla campagna e la sentenza della Corte di Cassazione rappresentano un implicito riconoscimento alla battaglia che ha combattuto il nostro fondatore, don Oreste Benzi, a partire dal 1990. Tra poche settimane ricorderemo i dieci anni della sua scomparsa.

Ciò che lui predicava nelle strade, oggi si sta avverando. Per rendere onore ai fatti, intendo rivolgere un pensiero a tutti i ragazzi della Apg23 che sono impegnati nelle strade per liberare le ragazze schiavizzate, poi alla squadra di legali che le difendono a livello giuridico: oggi ricordo l’avv. Annalisa Chiodoni, che ha seguito questo sentenza.

Il nostro lavoro sta producendo frutti. Possiamo dire che stiamo incidendo a favore di queste ragazze a livello culturale, sociale e ora anche normativo. Stiamo scardinando le stanze dei bottoni nel quale aleggia l’idea errata per cui la ragazza prostituita non è vittima bensì la persona da condannare.

Ci aspettiamo ora, che la politica recepisca il messaggio. Accogliamo con favore l’ordinanza del sindaco di Firenze, Dario Nardella, sperando che sempre più colleghi possano seguire il suo esempio. È opportuno che il modello nordico si faccia strada anche in Parlamento. E sottolineo che puntare sulla deterrenza non vuole essere una condanna verso i clienti, bensì un modo per aiutare anche loro.

Il comune di Firenze chiede al governo l’adozione del modello nordico – 25.09.2017

Il comune di Firenze approva la risoluzione che chiede al parlamento di legiferare secondo il modello nordico.
25/09/2017
Multe ai clienti. Approvata risoluzione PD “Per liberare dalla schiavitù della prostituzione”
Il Consiglio comunale ha approvato, con 17 voti a favore, 3 contrari, 3 non voto e 2 astensioni, la risoluzione “Per liberare dalla schiavitù della prostituzione” presentato dalla presidente della Commissione Pari Opportunità Serena Perini e sottoscritta anche dai consiglieri PD Nicola Armentano, Luca Milani, Francesca Nannelli e Massimo Fratini.

La risoluzione prende atto che il traffico di esseri umani è la terza industria illegale al mondo per fatturato. I dati più aggiornati mostrano la costante crescita, secondo alcune fonti è seconda solo al traffico di armi. Le vittime sono soprattutto donne e bambini, trattati come merce, utilizzati come manodopera o sfruttati sessualmente. Nel mondo il numero delle persone vittime di tratta è 21 milioni, il 49% donne e il 33% minori. Il 53% delle vittime è trafficato a scopo sessuale. L’80% di donne costrette a prostituirsi denuncia violenza fisica, il 60% stupro.
“La tratta di esseri umani e lo sfruttamento sessuale – spiega la consigliera Pd Serena Perini, presidente della Commissione Pari Opportunità – hanno come cause profonde la diseguaglianza tra uomini e donne e la povertà, aggravate dalle disparità etniche e da altre ingiustizie come i conflitti armati. Le vittime appartengono alle categorie vulnerabili, in condizioni sociali e economiche sfavorevoli. Inevitabilmente la prostituzione è sempre abusante, è sempre una forma di violenza.
Gli stati membri dell’Unione Europea hanno avuto approcci differenti sulla gestione della prostituzione e del suo mercato. Alcuni paesi, per combattere efficacemente la tratta degli esseri umani, lo sfruttamento e le ingiustizie che ne derivano, hanno adottato un sistema in cui illegale e viene punito il cliente in quanto rappresenta la domanda di un mercato aberrante. E’ il cd “Modello nordico”, adottato in Svezia dal 1999 e successivamente in Islanda, dal gennaio 2009 anche in Norvegia e da aprile 2015 in Francia. In Italia – prosegue la presidente Perini – si stima che siano tra le 75.000 e 120.000 le vittime della prostituzione. Il 65% è in strada, il 37%, è minorenne, tra i 13 e i 17 anni. Provengono da Nigeria (36%), Romania (22%), Albania (10,5%), Bulgaria (9%), Moldavia (7%), le restanti da Ucraina Cina e altri paesi dell’Est. In Italia la prostituzione è legale e non regolamentata. Gli italiani, quasi tutti adulti, che comprano sesso sulle strade sono tra i 2,5 e i 9 milioni. Proprio perché la prostituzione ha alla base la diseguaglianza di genere, aggravata da povertà, ignoranza, disparità etniche, conflitti armati, le vittime sono deboli, vulnerabili, gli anelli fragili della società, non si può certo affermare che chi va con le prostitute stia esercitando una libertà. E’ una “libertà” nei confronti di una persona che non è libera e non ha scelta: soggetti privati dei documenti, sradicati dal loro paese, non in grado di difendersi e di reagire; donne vendute, costrette con la forza o ‘esportate’ con l’inganno. Un atto che nasce da una catena di sopraffazioni non può essere un esercizio di libertà. Il cliente con la sua domanda di prestazioni sessuali a pagamento è un motore dello sfruttamento e all’offesa della dignità della donna ridotta a merce. I numeri attestano che il “modello nordico” è un sistema efficace, che ha esercitato un enorme deterrente sulla tratta ai fini di sfruttamento sessuale. In Svezia il numero di persone che si prostituiscono è diminuito del 65% in seguito all’applicazione della legge, in Norvegia del 60%. La legge ha anche modificato l’opinione pubblica in brevissimo tempo: prima era a favore della criminalizzazione del cliente il 30% della popolazione, oggi il 70%. Considerando colpevole il cliente si calcola che in Italia verrebbe liberato l’80% delle attuali schiave. Con la nostra risoluzione – conclude la presidente Serena Perini – sollecitiamo il Parlamento affinché una nuova legislazione in materia preveda: di adottare il cosiddetto “modello nordico” – vigente in Svezia, Norvegia, Islanda e Francia – che punisce la condotta di chi acquista servizi sessuali, affinché non si faccia della vita umana un mercato; di incentivare e promuovere campagne, in collaborazione con le associazioni che operano sul territorio, che aumentino la consapevolezza del ruolo che ha la società civile nel combattere la domanda, come una causa profonda della tratta di esseri umani, e il danno sociale che la prostituzione porta e invita la presidenza del Consiglio a trasmettere il presente atto ai Presidenti del Senato e della Camera dei Deputati, sollecitando l’approvazione delle proposte di legge già presentate in Parlamento che vanno in queste direzioni”. (s.spa.)

TODAY ESTATE – TV2000 puntata del 25 Agosto – Sfruttamento, abuso e tratta

Andrea Sarubbi conduce Today Estate.
Una puntata speciale dedicata allo sfruttamento del corpo delle donne. Violenze psicologiche e fisiche (fino al femminicidio ossia all’uccisione di una donna in quanto tale) per “cultura” o per semplice profitto (come la tratta delle minorenni nigeriane sulle nostre strade). Autrice: Solen De Luca. Apriamo gli occhi e non giriamoci mai dall’altra parte perché, con Today, la coscienza non va mai in vacanza.